Sindrome Metabolica: i 5 parametri da monitorare per capire se sei a rischio

La sindrome metabolica è caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno tre alterazioni metaboliche ed emodinamiche che rappresentano un fattore di rischio per l'insorgenza di malattie cardiovascolari e tumori


La Sindrome Metabolica, detta anche sindrome da insulino- resistenza, si caratterizza dalla combinazione di una pluralità valori fuori norma, che innalza il livello di rischio cardiovascolare e oncologico. In presenza di tale sindrome, legata a condizioni di sovrappeso o di obesità, aumenta quindi la probabilità di sviluppare malattie cardiache, tumori o altre patologie. 


I casi sempre più numerosi di sovrappeso e obesità, espongono a tali rischi una cospicua percentuale della popolazione adulta, al punto di risultare uno dei principali fattori di rischio al pari del fumo di sigaretta.

 

La prima pubblicazione dei criteri volti all’individuazione di detta sindrome, avvenne nel 1998 a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; World Health Organization – WHO. Nel 2005, l’American Heart Association (AHA), in collaborazione con la NHLBI, ha proceduto ad un aggiornamento dei suddetti criteri.

 

Infine, nel 2009, vi è stata un’armonizzazione dei parametri ad opera dell’ International Diabetes Federation, NHLBI, AHA, World Heart Federation e International Association for the Study of Obesity.

 

Sulla scorta di questi aggiornamenti , ai fini della valutazione del livello di rischio individuale, è importante il monitoraggio di 5 parametri:

 

1. Misura del girovita;

 

2. Pressione sanguigna;

 

3. Valori della trigliceridemia;

 

4. Valori della glicemia;

 

5. Valori del colesterolemia.

 

La sindrome metabolica viene dunque diagnosticata in presenza dei seguenti fattori:

 

  • Girovita ampio che innalza il rischio per le malattie cardiache rispetto al grasso in eccesso in altre parti del corpo, come ad esempio sui fianchi.

≥95 cm uomini

≥80 cm donne

 

  • Un livello superiore a quello normale di trigliceridi nel sangue;

 ≥150 milligrammi/decilitro(mg/dL)

 

  • Un livello più basso del normale di colesterolo HDL (cd. “colesterolo buono”, considerato tale in quanto libvelli normali riducono le probabilità di patologie cardiache)

<40 mg/dL negli uomini

<50 mg/dL nelle donne o pazienti in terapia con statine

 

  • Ipertensione arteriosa (pressione alta).

        Sistolica ≥130 o diastolica ≥85 mm Hg

 

  • Livelli di glicemia a digiuno più alti del normale, che può essere un segno di allarme precoce del diabete.

         Glicemia a digiuno≥100 mg/dL

 

Mantenere o recuperare il peso forma , con una percentuale di grasso corporeo entro i limiti prestabiliti, non deve essere considerato un vezzo estetico ma una forma di tutela della propria salute.

 

Dott.ssa Silvia Sannuto

BIOLOGA NUTRIZIONISTA

 


Studi di nutrizione

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